IL MATRIMONIO

 

 

 

Raffaello Sanzio Sposalizio della Vergine


Questo non vuole essere un corso sul matrimonio, non è una raccolta di lezioni propedeutiche al Sacramento (quelle obbligatorie previste dalla Chiesa), ma un insieme di osservazioni e ragionamenti per capire meglio quello che si sta per celebrare.

Come prima cosa voglio ricordare un episodio di molti anni fa.

Mentre ero militare, andai dal mio capitano per chiedergli la licenza prevista per i soldati che si sposavano.

Egli, nell’accordarmela, indicando la sua divisa rispose:

 

Fai bene a sposarti. Vedi tutte queste cose: la divisa, il lavoro ed altro, tutte sciocchezze, tutte cose poco importanti.

L’unica cosa essenziale nella vita di una persona è la famiglia.

E questo vale anche quando non andrai d’accordo con tua moglie o i tuoi figli diranno che non capisci niente e ti manderanno al diavolo.

Non importa: è la famiglia il bene principale, il resto conta molto meno”.

 

Non mi sarei mai aspettato un discorso simile da un uomo che stava dedicando tutta la sua vita alla Patria.

Era però la famiglia il valore più importante per lui, superiore ad ogni altra cosa, il valore per cui stava impegnando tutto se stesso.

 

È vero, come vedremo più avanti, che uno dei fini principali del matrimonio è la fecondità sia allo scopo di procreare e nello stesso tempo essere “una sola carne” col proprio coniuge (Gn. 2,24). Ma lo scopo più importante ce lo dice la Genesi: “Non è bene che l’uomo sia solo, gli voglio fare un aiuto che gli sia simile” (Gn. 2,18). Inoltre questo aiutarsi reciprocamente ha un effetto sinergico.

Per essere più comprensibile dirò che se, per esempio, a livello spirituale sono capace di portare un peso che simbolicamente indicherò del valore di 50 chili e analogamente mia moglie riesce a portare un peso che grava sul suo spirito per altri ipotetici 50 chili, ebbene insieme, aiutandoci a vicenda, potremo portare un peso non di 50 chili + 50 chili cioè 100 chili, ma molto maggiore, perché le mie difficoltà ho chi mi aiuta a sopportarle e contemporaneamente per le sue difficoltà sono pronto a farmene carico per alleviarle la fatica.

 

Un’altra realtà molto importante sul matrimonio è il fatto che non è assolutamente vero che viene celebrato il giorno in cui ci si sposa.

Viene invece celebrato in ogni momento della vita degli sposi.

Il ricordo della celebrazione del matrimonio è un memoriale, cioè non è un ripensare a quella cerimonia, a quel giorno, ma una realtà che viene rinnovata ogni momento della nostra vita.

Questa celebrazione viene vissuta ogni qual volta si incontrano dei problemi (tra coniugi o con le altre persone, ma attenzione che vanno messi in comune), ovvero ogni qual volta si incontrano delle difficoltà.

Il “si” non lo pronunciamo solo davanti al sacerdote che testimonia la nostra unione (il matrimonio non viene celebrato dal sacerdote, ma dagli sposi. Il sacerdote è solo un testimone, un garante), ma prosegue per tutta la vita, viene rinnovato e riconfermato ogni momento.


Insieme

Impareremo a volare

Verso l’Infinito

 

Quest’aiutarsi, che prima definivo sinergico, ci obbliga però ad essere nei nostri rapporti interpersonali:

- amici,

- persone sincere non solo verso tutti ma specialmente verso il coniuge,

- aperti,

- umili.

 

A tale proposito desidero sottolineare il fatto che l’umiltà è una condizione veramente indispensabile per aprirsi, aiutarsi e collaborare.

Non è possibile, per ciascuno di noi, mettere se stesso al primo posto, ma è giusto mettere, dopo la persona di Dio, il coniuge al centro dei nostri pensieri, sforzi ed attenzioni.

 

È necessario adesso affrontare un altro problema molto importante.

Gesù, afferma (Mt. 19, 3-19) che il matrimonio è una cosa seria, non un normale contratto che eventualmente può essere scisso, ma è Dio che lo celebra insieme ai due fidanzati, lo ratifica, unisce i due sposi.

Quindi “Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non separi” (Mt. 19, 6).

Per questo non ha senso parlare di divorzio: è Gesù che ce lo vieta.

Infatti la “Sacra Rota” (il tribunale ecclesiastico a ciò preposto), non ha mai confermato un divorzio. Al più, dall’analisi della situazione particolare, dichiara che quel matrimonio non è mai esistito: cioè che i due fidanzati, che credevano di potersi sposare, non sapevano che, mancando le condizioni minime, ma indispensabili, perché il matrimonio fosse valido, involontariamente (o volendolo ma in maniera nascosta, per esempio, all’altro coniuge o alle altre persone) hanno creduto di celebrare una cosa che in realtà non poteva esserlo e quindi non è mai esistita.

 

 

A riguardo della vita (poiché il matrimonio è, in pratica, direttamente ed indirettamente il sacramento della vita) vorrei fare alcune osservazioni uscendo solo in parte dall’argomento principale.

Nel libro della Genesi, quando si descrive il giardino delle Eden (cap. 2 e seguenti) si citano espressamente due alberi: l’albero della conoscenza del bene del male (Gn. 2,9) (ma il latino la parola “malum” significa sia “male” che “mela”, qui nasce la famosa ed errata interpretazione di Eva che coglie la mela, mentre in realtà Eva ha colto un frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, cioè ha voluto essere lei a decidere: “questo è bene, questo è male”) e l’albero della vita (Gn. 2,9).

Tali alberi sono stati messi da Dio al centro del giardino a significare che sia la vita che il capire cosa è il bene e cosa è il male sono i più importanti dei doni fatti all’uomo. Quindi la tutela, l’interesse, la protezione della vita deve essere al centro del nostro cuore e della nostra attenzione.

L’accesso a tali alberi, in conseguenza del peccato originale, viene impedito all’uomo.

Orbene, tutte le volte che l’uomo tenta di appropriarsi dei frutti di questi alberi, va contro un divieto di Dio.

 

Tra gli esempi di peccato causati dal tentativo di coglierne un frutto (ma ce ne sono altri) si può citare:

 

- Voler essere noi stessi a decidere cosa si può fare o meno

- Omicidio, suicidio

- Aborto

- Eutanasia

- Clonazione di esseri umani

- Uso errato o improprio di cellule umane già fecondate, cioè esseri umani a tutti gli effetti

- Pratiche contraccettive di ogni tipo

- In genere ogni sistema che dia la vita con metodi diversi da quello previsto da Dio.

 

Tenendo anche conto di quanto detto sopra, non è lecito intervenire sulla vita, per esempio evitando che se ne formi una nuova, e questo utilizzando i vari sistemi usati per rendere la donna non fecondabile (P.es. pillola, preservativo etc.).

Naturalmente l’unico metodo lecito è rinunciare ai rapporti sessuali nei periodi fecondi.

 

L’individuazione di tali periodi utilizza alcuni sistemi dei quali e della cui effettiva efficacia (ce ne sono alcuni molto più sicuri, per esempio, della pillola) può dissertare un medico preparato su tale argomento.

Tra l’altro, il rinunciare in un certo periodo a qualcosa, rinforzerà la forza di volontà e il carattere degli sposi.

 

Evidentemente un’altra cosa non permessa ad alcuna persona è l’uso dei rapporti sessuali al di fuori del matrimonio sia che si impedisca o meno il sorgere della vita.

Infatti solo una famiglia è il giusto ambiente al cui interno la vita può sbocciare e in seguito la persona appena nata può crescere secondo i piani di Dio.

Allora è bene sottolineare che il Papa chiama la famiglia “Chiesa domestica”,  e al di fuori della Chiesa non è giusto si ponga un cristiano o i suoi eventuali figli.

Quindi, per riassumere, per un cristiano, tenendo conto che il più importante e l’unico comandamento è quello dell’amore, bisogna ricordare che deve essere considerata questa scala di valori:

 

- Dio

- il consorte

- il prossimo