Piccato
“Eloì, Eloì, lema sabactàni?”
(Mc. 15,34)
Dio mio, Dio mio, perché mi
hai abbandonato?
Ricordo ancora la storia del mio professore di matematica
del liceo: il professor Piccato che ha vissuto tutto il periodo in cui noi
eravamo suoi allievi nello struggente desiderio di un figlio che, non so per
quali motivi, non riusciva ad arrivare.
Ricordo infine che la moglie, restata finalmente
incinta pochi anni dopo, essendosi recata a partorire, morì di parto insieme al
nascituro per non ricordo più quale causa, lasciando nella solitudine e
nell’abbandono il professor Piccato che invece aveva messo in questo figlio
ogni desiderio di una gioia futura che avrebbe potuto avere insieme a sua
moglie invece defunta (ne parlò tutta la stampa).
Partendo dalla speranza del desiderio di essere in
tre a gioire, Piccato ha invece vissuto il resto della sua vita solo e
nell’abbandono più completo.
Altro non so di questa storia, tuttavia mi saltano
alla mente molti pensieri: il professore che finalmente ringraziava Dio per il
miracolo della gravidanza ottenuta dalla moglie, poi, dopo il parto, si rendeva
conto che, apparentemente, Dio lo aveva abbandonato e lasciato solo (come
Giobbe quando, completamente distrutto dalle piaghe, nella ricerca di Dio, non
riesce più a trovarlo. Infatti dice: “Ma se vado avanti, egli non c’è, se vado
indietro, non lo sento. A sinistra lo cerco e non lo scorgo, mi volgo a destra
e non lo vedo (Gb 23, 8-9)).
Caso molto simile a quello della nostra carissima
amica Carmelina che vede quotidianamente suo figlio quasi immobile per gravi
problemi di salute, con poco più del minimo di reazioni per dimostrare il suo
essere in vita, oppure a quello dei genitori di Daniele, in coma da molti anni:
un coma che gli lascia solo la forza di tossire continuamente a causa della sua
bronchite ormai cronica.
Tutte queste persone (Carmelina, il marito e i
genitori di Daniele) non hanno altro da offrire se non la loro fede, la loro
fiducia in un Dio che dà l’impressione di non farsi mai vivo, neppure per
asciugare parte del sudore che goccia dal loro spirito.
Un Dio totalmente scomparso anche quando i figli di
Abramo, destinatari di una promessa non certamente rimangiata, venivano
continuamente sterminati da Hitler nei campi di concentramento nazisti.
Proprio in queste condizioni arriva l’urlo
angosciante a cui Dio sembra non rispondere:
“Eloì, Eloì, lema sabactàni?” (Mc.
15,34)
Dio mio, Dio mio, perché mi hai
abbandonato?
e ci costringe a dire come Giobbe:
Ma se vado avanti, egli non c’è, se vado indietro,
non lo sento. A sinistra lo cerco e non lo scorgo, mi volgo a destra e non lo
vedo (Gb 23, 8-9)
Dio
dove sei?
O sono forse i nostri occhi diventati ciechi che
non sanno più riconoscerti come un vero nostro amico che ci aiuta a portare la
croce come Simone di Cirene fece con lui?
In altre parole Gesù non ci toglie la croce (da
quella del prof. Piccato a quella di Carmelina, di suo marito a quella di
Daniele coi suoi genitori alla nostra di ogni giorno) ma ci aiuta a portarla,
asciugandoci il sudore della nostra fatica e sudando e soffrendo lui insieme a
noi.
(Poi disse a
tutti: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la propria
croce ogni giorno e mi segua (Lc 9,23).