I bambini
“In verità vi dico: se non
vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei
cieli” (Mt. 18,3)
Un importantissimo scrittore cattolico, Georges
Bernanos (francese di origine spagnola, 1888-1948), definisce terribili le
parole di Matteo, sopra riportate; in effetti Gesù ha perfino più tolleranza
con i ricchi (che non sono quelli che hanno soldi, ma quelli che pongono il
loro cuore in essi), infatti prima dice che è più facile che un cammello passi
per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli, poi blandisce
l’affermazione con la frase:”Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è
possibile” (Mt. 19 23-26).
D’altra parte (Lc. 23,43) Gesù promette il Paradiso
al buon ladrone.
Allora in cosa era bambino il buon ladrone?
Un bambino ha bisogno dei genitori cui chiede
aiuto, conforto, consiglio.
Un bambino mette se stesso nelle mani dei genitori,
perché sa che loro “sanno” e possono aiutarlo.
Si fida.
E in effetti Gesù più volte dice in varie occasioni:
“la tua fede ti ha salvato”.
Infatti solo se so che uno è la mia salvezza, mi
metto nelle sue mani e mi lascio condurre da lui.
Essere bambini vuol dire fidarsi di qualcuno e, per
essere più preciso, preferisco considerare la parola fede nel suo significato
etimologico.
Essa deriva dal latino “fides” che, in quella
lingua, significa fiducia, affidamento; infatti se mi fido di qualcuno in un
qualche settore, in questo settore mi affido a lui.
Quindi solo se, come i bambini che si fidano dei
loro genitori, mi fiderò di Dio, potrò entrare nel regno dei cieli.
Esattamente come fa il buon ladrone (Lc. 23,
39-43).