Eucarestia

 

 

In passato, per rendere onore a Dio o per farsi perdonare i peccati, gli si offriva in sacrificio un animale, un agnello o un bue, prendendolo dai propri possedimenti, uccidendolo e facendo mangiare le sue carni dai suoi ministri (i sacerdoti dell’Antico Testamento) (v. p. es. Lev. Cap. 7).

In effetti Dio non scendeva dal cielo per cibarsene in persona.

Nel nuovo Testamento si sono invertite le parti.

È Dio che, per aiutare gli uomini, si fa uccidere e si fa mangiare (Eucarestia).

 

 

L’altro giorno, parlando con una conoscente, l’ho sentita dire questa frase: “Quant’è bella quella bambina, che, se potessi la mangerei”. Evidentemente questa signora non ha istinti cannibali, ma, sicuramente al termine “mangiare” dà un’accezione diversa e più completa.

Se  io mangio qualcosa, la cosa mangiata, che prima era altro rispetto a me, poi diventa me stesso, alla fine non può più essere distinta da me: diventiamo una cosa sola. Io non sono più distinguibile da tutte le cose mangiate nel corso della mia vita.

Io sono anche quella bistecca, quel panino e tutto il resto.

Che differenza rimane tra me e le cose mangiate?

E se mangio Dio? (con l’Eucarestia)